C R E D I T S
Regia:
Lina Wertmuller
Anno: 1992
Nazione: Italia
Produzione: Penta Film
Durata: 102'
C A S T
Paolo
Villaggio
Paolo Bonacelli
Gigio Morra
Ciro Esposito
Marina Confalone
Isa Danieli
T R A M A
Trasferito a Corzano, in provincia
di Napoli, solo per l'errore del
Provveditorato agli Studi, il
maestro Marco Tullio Sperelli è
stato destinato ad una terza
elementare. Lui, ligure, bravo ed
onest'uomo, si trova subito in una
situazione pressoché disastrosa. Non
più di tre allievi in classe: il
quarto deve andare a cercarselo a
domicilio, gli altri (in tutto sono
una ventina) li recupera qua e là,
quasi sempre in strada. Nella classe
(mista) ci sono bambini furbi, per
lo più allegri, una bambina,
Rosinella, che fa la tenera con il
maestro, Vincenzino, intelligente e
svelto, nonchè Raffaele, il più
grande, già implicato a far da
messaggero per la camorra locale.
Per questo Sperelli, malgrado la
propria mitezza, dà un ceffone a
Raffaele il quale giura vendetta. Ma
quel gesto violento propizia
definitivamente al maestro il
massimo rispetto di tutti i ragazzi.
D'altra parte lui si preoccupa di
tutti i suoi allievi, anche se ha
già chiesto un altro trasferimento,
poichè con quei ragazzi ed il loro
ambiente pensa che non ce la farà
mai. La madre di Raffaele, dopo
avergli chiesto aiuto nel seguire il
ragazzo perchè il marito non può
occuparsi della sfortunata famiglia,
quando una sera sta male accetta
l'intervento di Sperelli che porta
la donna all'ospedale e, con un
altro gesto per lui insolito,
s'impone al personale per ottenere
un'immediata sistemazione della
donna. Proprio mentre Raffaele
sembra aver cambiato comportamento e
pericolose amicizie e mentre ormai i
ragazzi gli si sono affezionati,
ecco che Sperelli riceve la
comunicazione del suo trasferimento
al Nord. Tutta la classe, con la
direttrice e i padroni di casa (un
pò bizzarri, ma con lui sempre
delicati e premurosi) è alla
stazione a salutare il maestro che
se ne va per sempre. E Sperelli, che
giorno dopo giorno si è lasciato
addolcire e incantare da un clima e
da un calore umano senza paragoni
possibili, legge commosso in treno
il tema "su di una parabola
evangelica" che Raffaele gli ha
consegnato all'ultimo minuto. Il
tema (a scelta e il ragazzo ha
scelto quello sulla fine dei mondo)
è bellissimo, la descrizione
adeguatamente drammatica e
sorridendo alla speranza, il piccolo
napoletano conclude fiducioso: "io
speriamo che me la cavo".
C
R I T I C A
"Questo film lo si può volentieri
collocare tra i migliori di Lina
Wertmuller; sentimenti e freschezza
di espressione. Non è mai facile
dirigere e far recitare i bambini
con naturalezza, evitando
leziosaggini fastidiose. La trama è
di per se fragile e si è addebitato
al maestro trasferito dall'Italia
del nord una lentezza eccessiva in
quanto personaggio. Al contrario
Paolo Villaggio lo ha compiutamente
colto, lasciandosi catturare dalle
voci pigolanti dei suoi allievi,
comprendendoli nelle marachelle e
furbizie, ma anche sapendoli capire
nelle esperienze quotidiane e in
quella espressione di dolore, che da
secoli sedimenta perfino negli occhi
dei bambini napoletani: per finire
affascinato da bizzarrie e dolcezze,
da melanconie e sorrisi nella
confusione generale. Villaggio a
tratti sognante, ma sempre
partecipe, è stato delicato e
bravissimo e gli allievi
irresistibili. Il dialetto, con i
suoi sapori, i suoi guizzi, il
necessario e vivido miscuglio di
allegria , di speranza e di
scetticismo da sostanza e fa da
mediatore e persuasore. Qua e la,
probabilmente inevitabili, anche
spunti e ritmi da sceneggiata
(l'arresto da parte dei carabinieri
di un ragazzo dei vicoli, con
conseguenti clamori, lacrime e
coralità del quartiere). Altrettanto
inevitabile nello sfondo (ma pure in
una miriade di echi e notazioni
spicciole) la città ed il clima che
si conoscono, senza per fortuna
ricorrere a battibecchi e sfide
Nord-Sud ultra acusate. Dalle labbra
di alcuni bambini, per i quali la
fanciullezza è stagione precoce e
troppo presto finisce nel
disincanto, fuoriesce qualche
parolaccia". (Segnalazioni
Cinematografiche).
"Irritante e folcloristica patacca
alla vesuviana che Lina Wertmuller
ha tratto dallo scaltro best seller
di Marcello D'Orta, inventando la
figura del maestro (là inesistente).
Operazione quasi del tutto fallita,
nonostante l'indubbia bravura di un
Paolo Villaggio finalmente vedovo
Fantozzi, perché il film sa più di
sceneggiata che di commedia; e quei
bambini evidentemente plagiati sono
più insopportabili delle foche
ammaestrate del circo". (Massimo
Bertarelli, 'Il giornale', 6
settembre 2001) |